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Camminare mi è sempre piaciuto; una volta da ragazzo (correva l’anno di grazia 1976) con un amico andammo dal quartiere Monteverde ad Ostia (al mare) a piedi, circa 30 chilometri; poi altre volte trekking in montagna, lunghe e belle passeggiate in Trentino, val di Sole, val di Fiemme, ma non sono mai diventato un assiduo e costante camminatore, anche perché mi è sempre piaciuto diversificare gli sport e (tranne che per la pallavolo) non sono mai diventato uno “specializzato”, senza farmi mai mancare però i chilometri nelle gambe.

 

Della passione per Francesco …. Che dire, sono un malato grave…

La prima volta lo sentii ad un concerto dell’Unità al Gianicolo, credo fosse il ’78 o il ’79. Poi da allora è sempre stata la colonna sonora della mia vita; le emozioni che mi hanno dato i suoi concerti son difficili da esprimere.

Cantare insieme ad altre migliaia di persone di tutte le età i suoi versi è bellissimo, e poi saltare su in piedi e tutti in coro urlare:

Ma un'altra grande forza spiegava allora le sue ali:

parole che dicevano "gli uomini sono tutti uguali",

 

o in maniera più intimista, recitare :

 

E sorridevi, e sapevi sorridere,

coi tuoi vent'anni portati così,

come si porta un maglione sformato su un paio di jeans;

 

Adesso pensare che non ci saranno più concerti mi mette addosso una grande tristezza….

Per farvi capire meglio cosa ha rappresentato per me Francesco, e poiché io con le parole non me la cavo benissimo, chiedo aiuto a mia figlia e riporto di seguito alcune righe, stralciandole qua e là, che lei ha scritto dopo averLo incontrato:

 

L’altro giorno L’ho incontrato. E voglio dire, mica una cosetta da niente. Un desiderio vecchio diciannove primavere. Posso cominciare spiegando perché per me è così importante. La risposta semplice, che do a chi (pagano) mi chiede addirittura chi sia, è: “Lo ascolto da sempre, mio padre me lo cantava nella culla, ci sono cresciuta.”

La risposta un po’ più complessa ed intima prevede la frase: “È l’unica cosa che non è mai cambiata da quando sono nata.” Sfido chiunque a trovarmi una costante della loro vita.

Ma la faccenda è più complicata. Perché Lui per anni è stato solo una voce scontata, sempre udibile in casa, come il colore delle pareti, l’odore della cena ad una certa ora, il tepore delle lenzuola fresche, il freddo del pavimento, tutte le briciole e le manate sui muri e le crepe e le maniglie e tutto, insomma, quel che ha costituito il mondo fatato della mia infanzia.

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Poi è venuto il liceo. E io ho scoperto con esso che la diversità, il fatto che io sentissi Lui piuttosto che quegli altri, aveva un significato. E quel significato, corrispondeva esattamente con una serie di valori ed ideali che, chissà per quale processo di osmosi chimica, mi erano stati trasmessi dalla mia famiglia, dagli ambienti frequentati per quattordici anni, dalle letture, le visioni, e così via.

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….. avevano prodotto una serie di convinzioni (tipo la pace ad ogni costo, la coerenza, la lealtà, il rispetto, l’uguaglianza ). Insomma, Lui era uno di quelli che mi avevano mandato messaggi, e guarda caso, ho scoperto, giorno dopo giorno dal IV ginnasio, che la mescolanza formatasi nella mia mente, aderiva completamente ad alcune sue parole (tanto per fare un esempio “è bello ritornar "normalità"/ è facile tornare con le tante stanche pecore bianche/ Scusate, non mi lego a questa schiera/ morrò pecora nera”).

Ogni giorno da quell’anno ho trovato qualche sua frase, qualche sua parola (accompagnate da musiche, lo so, spesso semplici e ripetitive ma a mio dire, assolutamente eloquenti ed adatte al testo) che mi ha accompagnato o mi ha aiutato a capire meglio i moti del mio animo, così confusi e disordinati. Ovviamente non c’è stato solo lui. Nel tempo ho scoperto anche Benni, Baricco, Brizzi, Petrarca, Catullo, Calvino, Montale, e tutti gli altri.

Ma li ho scoperti. Se guardo indietro, non vedo giorno in cui io non abbia sentito la Sua voce.

Ne deriva naturalmente che io avessi una voglia pazza di incontrarlo: per dirgli tutto questo . . . . . . .

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1) La preparazione

 

Dopo questo prologo capirete che quando sono entrato casualmente in contatto con due quei Grandi Pazzi di nome Luca e Roberto, fin dal primo momento ho detto : CI DEVO ESSERE, NON POSSO MANCARE!

Ci sono stati alcuni momenti in cui ho temuto di non poter andare, ho coinvolto (senza molto penare a dire il vero) l’amico/cognato Attilio, ho fatto di tutto per organizzare ferie ed impegni vari ed infine ho cominciato a camminare per Roma (km su km) per allenarmi, per abituare i piedi (vesciche) e le gambe (doloretti) ad uno sforzo prolungato e ripetuto per più giorni.

 

i piccoli malanni sempre più numerosi,

più dolorosi col passar degli anni,

la lotta vuota e vana, patetico tentare

di rimandare un poco la vecchiaia...

 

Ne ho parlato con le persone a me più vicine; tutti mi hanno incoraggiato, mi hanno detto che DOVEVO andare, che sarebbe stata una bellissima esperienza e questo ha rafforzato la mia già forte convinzione.

Nei contatti con Luca e Roberto ho capito che erano persone serie, persone di cui potevo fidarmi per l’organizzazione; sono stati in gamba: non è semplice mettere insieme tante esigenze diverse, persone che non si conoscono e che “rompono” con domande e richieste a volte strampalate. Con Attilio ogni volta che ci si vedeva non si parlava d’altro, si ipotizzavano momenti, sensazioni, crisi varie….., anche annoiando chi era con noi.

Insomma l’attesa era tanta

E poi è venuto il giorno.

 

2) L’impresa

 

Ero sicuro che le persone che avrei incontrato erano “gente gajarda e tosta”…L’intersezione fra Camminatore e Gucciniano non poteva che partorire gente di un certo tipo, gente vera, gente con cui è bello condividere qualcosa, e non . . .. . . .

 

nuovi protagonisti, politici rampanti;

venite portaborse, ruffiani e mezze calze,

feroci conduttori di trasmissioni false,

che avete spesso fatto del qualunquismo un arte;

coraggio liberisti, buttate giù le carte, . . .. . . . .

 

Poi la realtà è andata anche oltre; ci siamo subito trovati bene, anzi benissimo: scherzare, faticare, ridere, ragionare, bere, fare casino, faticare, mangiare, farsi un mazzo così su per le salite, mangiare, bere, faticare, dormire insieme, aiutarsi l’un l’altro, cercare la giusta strada, insomma si è creato un gran bel gruppo unito nella fatica e nel cazzeggio.

Alcuni momenti sono stati fisicamente duri: la seconda tappa sfiancante.

Il ginocchio a tratti dolorante mi ricordava vecchi malanni e l’età non più verde, ma con la forza del gruppo e molta, tanta “capatosta” siamo sempre arrivati compatti e sempre col sorriso alla fine di ogni tappa.

Posti bellissimi: l’attraversamento della vecchia signora dai fianchi un po’ molli, Bologna, l’ascesa al Santuario della Madonna di San Luca, i parchi, i sentieri, le vallate, le faticose e impervie arrampicate con alla cima paesaggi splendidi; e poi la pioggia, la nebbia, l’incontro con la simpaticissima vecchietta 95enne che accudisce la chiesetta di Savignano, il parco storico di Monte Sole con riflessione sui mali delle guerre….

 

E poi le gran mangiate insieme, le bevute, vino in quantità (a proposito qualcuno mi ha accusato di essermi “mbriacato” , ma non è vero ero solo un po’ allegro !!!!!) , le battute argute, il mescolarsi di diverse regionalità unite nel Maestrone… e poi il dover dividere il letto (matrimoniale) con l’amico/cognato è stata un’esperienza che non pensavo nella vita di dover fare !!!! C’è sempre da imparare !!!

  

3) L’incontro

 

E poi l’incontro…. . .. .

come un istante "déja vu", ombra della gioventù, ci circondava la nebbia. …..

 

Tutti ci pensavamo e ci speravamo, ma per una sorta di nascosta scaramanzia non se ne parlava apertamente….

Il cugino Silvano e la moglie sono stati gentilissimi, ci hanno accolto con grande calore e simpatia e poi quando ci hanno detto : “adesso Lo andiamo a prendere” c’è stato un brivido.

Il cugino Silvano è uscito e dopo 10 minuti sono tornati.

Lui è entrato con passo lento ed è stato per tutti noi un momento molto emozionante; anche se io in passato lo avevo già incontrato, ho provato ugualmente una grande emozione; sarà stata la fatica fatta, l’attesa, la lunga preparazione del viaggio, l’atmosfera magica del mulino, insomma ……non riesco a trovare le parole adatte ….. avevamo davanti a noi colui che per anni e anni ha scandito con i suoi versi momenti e sensazioni delle nostre vite . . .

 

e restare in silenzio al suono della tua voce o parlare, parlare, parlare, parlarmi addosso

dimenticando il tempo troppo veloce o nascondere in due sciocchezze che son commosso

 

Abbiamo chiacchierato come vecchi amici, bevuto del Lambrusco, scherzato, riso.

Lui con la sua solita voce inconfondibile ci ha raccontato dei suoi avi, il nonno, il papà impiegato delle poste (a proposito anche il sottoscritto è figlio di una casalinga e di un impiegato alle Poste), dei cambiamenti e della storia del Mulino.

Ci ha detto, con nostra grande tristezza, che fa fatica a suonare la chitarra. Abbiamo definitivamente capito che non ci saranno più concerti. Lo abbiamo ringraziato per tutto quello che ci ha dato e che ancora le sue canzoni ci danno; Francesco non è solo un cantante, non è solo un musicista, neanche solo un cantastorie; per me, e credo per molti altri, è stato uno stile di vita, rigoroso, coerente, un esempio.

Insomma dopo la grande fatica per raggiungere il Mulino, la grande emozione dell’incontro. Non potevamo augurarci di meglio.

 

Ringrazio tutti i miei compagni di avventura per la simpatia, la disponibilità e l’empatia creatasi fra di noi. Particolare ringraziamento ai due stoici organizzatori Roberto e Luca (perdonandolo per l’imbarazzante somiglianza) che per mesi hanno lavorato e si son dati da fare per rendere realizzabile questa impresa.

E’ stata una magnifica esperienza, che ci rimarrà a lungo nei cuori.

Non so se si ripeterà o meno, comunque posso dire con orgoglio:

 

“ IO C’ERO”.

 

(Cesare Pace)