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Ma sì, ma sì...

quando hai 44 anni e di questi ne hai passati 26 ad ascoltare Guccini, quando hai visto il primo concerto 23 anni fa e l'ultimo (il 22mo) nel luglio del 2011, quando, nel maggio del '92, sei stato a casa sua in via Paolo Fabbri 43 a suonare il campanello e te lo sei visto apparire sulla soglia di casa, quando sei stato innumerevoli volte a Pavana e altrettante da Vito, quando lo hai incontrato e ci hai bevuto insieme un bicchier di vino più e più volte alla festa CGIL di Pistoia, quando hai ascoltato migliaia di volte tutti i suoi dischi e letto tutti i suoi libri... insomma, quando hai fatto tutto questo, cosa puoi chiedere di più? Cosa puoi fare\dire\volere\pensare che non hai già fatto?

 

Ormai più niente.

 

Lui ha smesso con i concerti, ne hai preso atto, ti dispiace, ma hai la consapevolezza di avere avuto già molto, e poi ti restano i dischi, i libri (e di quelli ne scriverà ancora) i ricordi, le foto, le decine e decine di persone che hai "convertito" all'arte del Maestro. Hai persino promosso una piccola iniziativa che vuole (vorrebbe) vedergli riconoscere un sacrosanto premio Nobel per la letteratura, perché pensi davvero che lo meriti come nessun altro.

 

Cos'altro può succedere?

Niente.

Invece qualcosa succede.

 

Succede che due squinternati bolognesi (che non ringrazierò mai abbastanza) hanno un'idea fulminante e la gettano in questo strano, benedetto, assurdo mondo che è la rete... e succede che la cosa ti fa drizzare le antenne.

 

E poiché da un paio d'anni ti è venuta pure la passione per il cammino, succede che ti rendi conto che il cammino, che già ti piace e ti appassiona in sé, unito a Guccini, che ti appassiona da una vita ed è per te qualcosa che somiglia a: formazione, educazione, stare al mondo, vivere, pensare, emozionarsi, mangiarebereleggereamare...grattarsi; allora pensi che sia l'idea buona e accetti di partecipare.

 

E non sai mica, in quel momento, che di squinternati ne troverai altri, almeno una dozzina (che non ringrazierò mai abbastanza) che vivono e sentono quello che senti tu. E, come hai fatto tu, decidono di mettersi in moto, mettendo in moto nient'altro che due gambe e un cuore grande come un mulino, per raggiungere un mulino, là, perso fra i castagni dell'Appennino, dopo essere partiti dalla dotta, rossa e fetale Bologna, da quell'indirizzo che è da sempre simbolo di appartenenza; a chi sa di appartenere a chi ti ha saputo insegnare la vita senza pretesa di insegnarla, anzi... proponendoti i suoi dubbi e, con questo, oltre a farli tuoi, ti ha messo di fronte una realtà che sa unire la purezza e la durezza alla forza della Poesia e della Filosofia.

 

E allora ti metti lo zaino in spalla e parti... e sei uno squinternato come tutti gli altri, con cui condividi 4 giorni che sembrano, allo stesso momento, 4 secondi e 4 anni, con l'intensità e la leggerezza di chi non sa e non vuole arrendersi.

 

E così facendo cammini... ma non sei più solo e il singolare diventa plurale... e allora camminate. Camminate... camminate su quei sentieri diritti e diretti verso la meta. E condividete tutto quel che c'è da condividere. Parole e silenzi, emozioni e sensazioni, suoni e silenzi... colori.

 

Come il colore verde di quella porta, a cui arrivate e che evoca un mondo intero; una vita vissuta attraverso le magnifiche parole del più grande Narratore del '900.

 

E quando arriva lui, vi sentite... no, qui si cambia ancora, la seconda persona diventa prima: ci sentiamo!!

Ci sentiamo piccoli e grandi allo stesso tempo. C'è Francesco che parla, e non resta che ascoltarlo... ancora persi fra i castagni dell'Appennino.

 

E allora si rimane in prima persona, ma stavolta al singolare... e penso, e ringrazio tutti gli amici che hanno condiviso questo cammino, questa esperienza.

 

E ringrazio tutti.

 

Per la presenza, per le lunghe giornate, per i passi, i dolori, le gran mangiate, le canzoni, le risate, gli sguardi, le emozioni...tutto con il sottofondo di quel fiume che muglia sempre laggiù in fondo...

 

(Marco Di Grazia)